Via del Governo Vecchio [1] (R. VI - Parione; R. V - Ponte) (da piazza di Pasquino a piazza dell'Orologio)
La strada, già detta del Governo (Palazzo Nardini), ebbe l’attributo di Vecchio da quando la “residenza dei governatori è stata trasferita, unitamente a tutti gli uffici di polizia ed al tribunale criminale nel palazzo Madama”. Il trasferimento fu fatto da Benedetto XIV (Prospero Lorenzo Lambertini - 1740-1758).
Il palazzo che il forlivese cardinale Stefano Nardini aveva fatto costruire nel 1475, e dove morì l’11 settembre del 1482 il vincitore di Campomorto, Roberto Malatesta (1440-1482) [2], fu acquistato dal pontefice Urbano VIII (Maffeo Barberini - 1623-1644) per la residenza del governatore [3] ed uffici dipendenti, civili e criminali. Ebbe 3 cortili, 3 portici, 3 entrate, logge e torri [4]; fu costruito sopra un nucleo medioevale più antico, che comprendeva fra le sue mura 3 antiche torri.
Il cardinale Nardini, morendo nel 1485, lo lasciò (notaio Beninbene) all’Ospedale del S. Salvatore e fu, più tardi (1560), del cardinale Serbelloni, nipote di Pio IV (Giovanni Angelo Medici - 1559-1565) [5], che lo lasciò ai suoi.
Acquistato dal Pontefice, prese il nome di palazzo del Governo [6], che dette nome anche alla strada, cui più tardi (oltre un secolo) aggiunse l’attributo di Vecchio, quando palazzo del Governo diventò quello dei Medici a Piazza Madama.
Quasi di fronte al palazzo Nardini quello di G.B. Turci, scriba del Papa. L’edificio fu detto il “piccolo modello della cancelleria” e attribuito erroneamente al Bramante (1444-1514).
La casa al n. 104, ornata di 19 medaglioni di magistrati, , fu di un curiale.
Sull’angolo di via del Governo Vecchio con via della Chiesa Nuova, un’iscrizione che ricorda l’apertura della strada sotto Papa Clemente X (Emilio Altieri - 1670-1676), l’anno del Giubileo 1675.
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[1] ) La via, detta prima “via Parionis”, era la “via recta papali, qua itur ex Platea Parionis (piazza Pasquino) ad plateam montis Jordanis”. (Via Parionis ubi copistae)
[2] ) Sul suo catafalco fu posta l’epigrafe: “Veni, vidi, vici. Victoriam Sixto dedi. Mars invidit gloriae”. Alla notizia della vittoria: “Illico solemnia ab victoriam sunt celebrata in aede populi, ad quam profectus est pontifex cum patribus et prelatis et curiae magistratibus”.
[3] Il ruolo di Governatore della città di Roma, del circondario e delle provincie, nacque quando Eugenio IV (Gabriele Condulmer - 1431-1447), esule a Firenze, dopo la rivolta capitanata dai Colonna, incaricò (1436) l’arcivescovo di Pisa, Giuliano Ricci (1389-1461) di governare temporaneamente la città di Roma. Solo nella seconda metà del XV secolo la funzione assunse un carattere stabile. Il Governatore divenne un supremo giudice di Stato, cui fu demandata l’amministrazione della città, soprattutto dal punto di vista penale. Fu dotato di notai, giudici e fu preposto al Bargello, che ha un seguito di 200 “birri”.
[4] ) In angolo con via Sora, la torre, adesso in un cortile di una casa, appartenne, nel XIII sec., a Napoleone Orsini, poi agli Amateschi-Sassi, spentisi a metà ‘600.
[5] ) Il palazzo ebbe sulla facciata fregi di panoplie, di gesta dei Medici, affiancanti il loro stemma al di sopra delle finestre del piano nobile, tra le quali eran dipinte nicchie con figure di guerrieri. Nel 1823 erano ancora ben visibili.
[6] Precedentemente il Governatore di Roma, dal 1596 al 1604, occupò il palazzo di Cristoforo Stati a S. Eustachio, passato ai Cenci nel 1561 e che da questi (Francesco Cenci) era stato affittato alla Camera Apostolica dal 1596.
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